lunedì 27 maggio 2013

La “Faradda”


Lorigine della “Faradda” risale al XIII secolo, ma soltanto verso il 1500 acquistò l’attuale significato. Infatti a Sassari c’era una grave epidemia di peste e morivano tante persone, anche intere famiglie. Allora si invocò l’aiuto della Madonna e poiché la peste finì, i Gremi e i governanti fecero un voto solenne: avrebbero offerto ogni anno alla Madonna cento libbre di cera. Questo voto fu fatto nel 1528 e nel 1531, con un’ordinanza, fu stabilito l’ordine di ingresso dei candelieri nella chiesa di Santa Maria.


La “faradda” continuò nonostante alcuni tentativi di sopprimerla in particolare nel periodo in cui in Sardegna c’erano gli Spagnoli e nei quattro anni successivi al 1848 quando fu imposta la sostituzione dei candelieri con dei ceri portati a mano. Nel 1856 fu ripresa la tradizione poiché ci fu una grave epidemia di colera. In seguito calò l’interesse nei Gremi stessi e alcuni non parteciparono per diversi anni alla discesa.

Dal 1955 al 2006 i Gremi, che la sera del 14 agosto partecipavano alla discesa, erano nove. Dal 2007, con l’inserimento del Gremio dei Fabbri, sono diventati dieci.

Il percorso della discesa si snoda lungo le vie del centro e i candelieri sfilano secondo un ordine prestabilito. Si radunano tutti in uno stesso punto e quindi iniziano la discesa guidati dal capo candeliere e compiono tante evoluzioni al ritmo dei tamburi; fra i portatori c’è quasi una gara per dimostrare la propria abilità. Davanti al Palazzo civico (vecchia sede del municipio) dove sono riunite le autorità comunali ogni candeliere rende omaggio alle autorità e poi prosegue la discesa verso la chiesa di S. Maria.


Il 14 agosto la città intera si riunisce per esprimere il suo ringraziamento alla Madonna Assunta e per ritrovare le proprie secolari usanze e radici.

Già dalla mattina i Gremi sono in fermento, sono impegnati tutti: famiglie dei gremianti e amici, a preparare e ad allestire il candeliere. Questo viene prelevato dalla cappella dove ha sede il Gremio e viene “vestito” vicino alla casa dell’Obriere di candeliere che quel giorno ricopre la carica più importante. Viene addobbato con le bandierine poste in cima al capitello fino a formare la corona; al centro svetta la bandiera che porta il nome dell’Obriere; viene ornato con rami di oleandro, rami di salice e i bora bora (composizioni di carta colorata).

Alla base del capitello si attaccano i nastri colorati e in ultimo vengono fissate le stanghe. Tutti i candelieri, una volta addobbati, vengono accompagnati dal ritmo del tamburo e, nel primo pomeriggio, vengono portati in piazza Castello dopo aver fatto una breve visita alla vicina Chiesa del Rosario. Il corteo segue scrupolosamente i regolamenti tramandati dal passato, che stabiliscono i luoghi, i tempi e le gerarchie nella discesa dei ceri.

La “faradda” ha inizio subito dopo la benedizione dei ceri e i primi a sfilare sono i Fabbri, seguono i Piccapietre, i Viandanti, i Contadini, i Falegnami, gli Ortolani, i Calzolai, i Sarti, i Muratori e i Massai cui spetta il compito di chiudere la sfilata.
Scendono lungo il corso Vittorio Emanuele, compiendo evoluzioni e balli al ritmo dei tamburi.
Ogni candeliere è seguito dai gremianti, disposti secondo l’ordine gerarchico, al vertice stanno l’Obriere Maggiore, l’Obriere di Candeliere che porta la bandiera piccola simbolo del Gremio.
I candelieri, man mano che scendono, si fermano davanti a Palazzo Civico (antica sede del Municipio) e porgono il loro saluto al Sindaco facendo ballare il proprio candeliere.
L’unico candeliere che osserva un rituale diverso è quello dei Massai, i cui gremianti, dopo aver fatto ballare il proprio candeliere entrano a Palazzo di Città e celebrano l’investitura del nuovo Obriere che riceve dal Sindaco il gonfalone della città ,e dopo il tradizionale augurio di “a zent’anni”, riprendono la discesa.
Quindi il Sindaco e la Giunta Comunale si uniscono al corteo. La sfilata prosegue per tutto il Corso e girano a porta Sant’Antonio verso Corso Vico per arrivare in piazza Santa Maria dove i candelieri, mano mano che arrivano, si dispongono a semicerchio sul sagrato della chiesa continuando a ballare finché tutti sono arrivati. A questo punto i candelieri entrano in chiesa secondo un ordine inverso rispetto alla discesa: il primo ad entrare e quello dei Massai e via via tutti gli altri. Vengono accolti dal padre guardiano del convento che consegna all’Obriere Maggiore un cero da donare alla Madonna mentre tutti i candelieri si dispongono ai piedi dell’altare maggiore.
 
La cerimonia si conclude con la preghiera di ringraziamento e la benedizione.
I candelieri rimangono esposti nella chiesa di Santa Maria otto giorni; poi vengono smontati e riposti nelle rispettive cappelle.

Testo dell'ins. Giovanna Carta

 

 

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